Zatopek
Cinzanino, Cynar, Vecchia Romagna, J&B, Di Saronno…erano i mignon venduti sui torpedoni fine anni 70 ed inizio anni 80 mentre si andava allo stadio dalla riviera ma anche dentro, grazie ai bibitari a girare con la cassetta di legno. Insulti a profusione se venivano chiamati senza sentire dato il casino imperterrito e gonfio di passione.
Gli scracchiatori imperversavano nei distinti a rincorrere i guardialinee mentre alla fine i cuscinetti volevano in campo. Quelli in dotazione naturalmente, perché molti portavano il loro da casa per alleviare le terga dallo sfregamento col ruvido cemento dei gradoni.
U Sciu Rensu vendette più di cinquantasettemila biglietti per il derby nel 1984, rischiando la galera in quanto, contando gli abbonati, si arrivò a settantamila spettatori stipati come sardine. Adesso è pieno con la metà delle persone e sembra quasi impossibile siano passati nemmeno quarant’anni da tanto è cambiato il mondo.
Quella Gradinata immensa con i tamburi e la bandiera del puffo, la gangia e Marylin Monroe. Un muro d’amore senza grandi abbonati con le code ai botteghini dove vedevi uscire dita unte di nicotina a contare i resti mentre la calca ti spingeva contro il muro e la zucca nello spioncino.
“Me le allunghi cinque fette per il biglietto?” Scie, u bigiettu…ti vai a fare le pere altro che biglietto! In realtà si facevano la pera per poi entrare comunque, mezzi addormentati, nella Nord per scrollarsi dal coma ai gol oppure al ruggito per l’occasione mancata o la cappella arbitrale.
I boy scout abbracciati ai terroristi perché il Genoa è di tutti, uguali per cento minuti e diversi per la vita.
I terrazzi gremiti e gli scrocconi con il binocolo dai monti, Sky di merda che non sei altro a rubare tifosi, per il già resto in declino come conseguenza della decrescita demografica.
Faccenda e Ruspa a contendersi il titolo di capocannoniere nella propria porta non sarebbero mai bastati a svuotare lo stadio, ce l’hanno fatta la de-industrializzazione insieme al bromuro delle società moderne.
Notte ragazzi!