Ianna Ianna articolo qualunquista e banale, che riprende posizioni di “truffatori” morali di professione. Quelli citati tra virgolette che si indignano perché il calcio fa business e non si preoccupa dei diritti umani, sono gli stessi che, quando gli conviene (per le loro tasche e il loro potere politico), sostengono che tra Occidente e resto del mondo non c’è alcuna differenza sul piano del contributo al progresso dell’umanità nel rispetto dei diritti umani, e che siccome c’è stato Colombo e ancora oggi in America c’è la persecuzione sistematica delle minoranze di colore, non abbiamo alcun titolo per insegnare nulla a nessuno, ci dobbiamo inchinare in senso di vergogna di fronte al simbolo del nostro paese e tirare giù le statue dei nostri avi. Tanto per intenderci, in Palestina e a Cuba c’e’ lo stesso grado di rispetto dei diritti umani che c’è in Qatar. A me personalmente hanno stufato e sono d’accordo: il calcio e lo sport in generale facciano quello che devono fare. E se vogliamo uscire dalla retorica da quattro soldi, il mondiale in Qatar ha quanto meno fatto parlare e esposto il mondo arabo ai suoi limiti, facendo vedere come vive in realtà la gente dei paesi liberi.