Soddisfazione per la riconferma di Blessin, ma non significa niente e non cambia niente. Blessin era il foruncolo su cui si è incentrata l'attenzione mentre si trascurava di affrontare la vera questione, che era il cancro.
La malattia vera è la catena di comando.
Mi pare ormai più che evidente quello che già si prefigurava fin dall'arrivo dei 777 sul ponte di comando.
Il vertice del fondo (Wander e soci) si occupa della gestione del Fondo e, come è giusto che sia, delega la gestione delle singole attività del gruppo a specifiche competenze.
Nel cinema, i produttori-finanziatori delegano a produttori esecutivi la scelta e il controllo dulle diverse professionalità che concorrono alla realizzazione del prodotto finito.
Nel Genoa inizialmente la catena di comando era piuttosto oscura. È lecito pensare che ci fosse un gentlemen agreement per cui Preziosi, attraverso Marroccu (e secondo me ad altri personaggi legati al mondo milanista), continuasse ad esercitare una funzione di indirizzo e di controllo sulle dinamiche societarie. Questo accomodamento è durato fino a quando si sono scoperte criticità insormontabili sull'accordo di successione tra i 777 e lo stesso Preziosi, che ha portato alla sua emarginazione. Questa fase ha prodotto confusione nella squadra, l'allontanamento di Ballardini, la nomina alla presidenza di Zangrillo, l'ingaggio di Sheva e Tassotti con relativo disastroso impatto sulle finanze.
Il vertice dei 777 ha deciso di azzerare il confuso andazzo, affidando il controllo del Genoa a un "normalizzatore" (Spors) che affrontasse l'emergenza, tenendo sotto controllo i conti e al tempo stesso ricostruendo il quadro delle competenze tecniche. Possibilmente (ma non prioritariamente, rispetto all'urgenza della riorganizzazione e del bilancio) salvando la permanenza in serie A.
Poiché Spors aveva il mandato di fare piazza pulita di certe ambigue aderenze tra club e interessi oscuri di procuratori e infiltrati, oltre che per tanti tesserati in esubero o inutili, si capisce che è stato subito inviso a tutti coloro che, all'interno del Genoa, si erano accreditati con la precedente proprietà e il precedente sistema.
È stato un errore generale quello di identificare Spors con la funzione del DS. Non è mai stato e non è un DS, nel senso che intendiamo noi.
Ma nonostante l'ampio mandato di stile "commissariale", Spors non aveva un compito facile nello smontare il sistema incancrenito all'interno e all'intorno del Club. Semplicemente perché, in parte, risultava invisibile.
Alla vigilia della campagna estiva e del campionato di B, Spors rimaneva Direttore Generale del Genoa, ma presto acquisiva anche il ruolo di coordinatore generale della galassia calcistica dei 777.
Per la gestione specifica del Genoa veniva delegato un rappresentante autorevole dei vertici 777 (Blasquez) e poco più tardi veniva ingaggiato un DS (Ottolini). Tra i due, si riservava un ruolo imprevisto Zangrillo, il presidente-soubrette scelto per fare passerella nei convegni pubblici, parlare sobriamente nelle sedi istituzionali e restituire un'immagine bonaria della tradizione rossoblù. In pratica, più un presidente onorario che un presidente operativo.
Attorno a Zangrillo più che ad Ottolini si riorganizzava il sistema preziosiano che Spors aveva tentato invano di smontare, fatto di complicità e di interessi occulti difficili da individuare.
Cominciava così la campagna, ben indirizzata e ben condotta, contro Blessin per colpire Spors e il nuovo stile di gestione.
Anche il mercato estivo è talmente incoerente da lasciar supporre che sia frutto di diversi orientamenti.
Tra Blasquez, Ottolini e Zangrillo sussiste un'unità di intenti solo apparente, buona per i fotografi che li inquadrano sorridenti, ma in realtà ognuno persegue nell'ombra le sue trame. Preferisco immaginare che Blasquez non se ne renda conto o sottovaluti la perfidia di certe esternazioni, come quella su Gasperini.
Il foruncolo Blessin diventa il paravento che nasconde il vero cancro, cioè la mancanza di una direzione univoca.
Alla fine, derogando forse dalle sue reali competenze di fronte a un possibile naufragio, Spors interviene e blocca il licenziamento di Blessin. E va bene. Ma non basta.
Non esiste che in un'azienda alcune unità direttive contattino nuovi dirigenti all'insaputa di altre unità. Che alcuni produttori esecutivi operino di fatto per il licenziamento del regista, coinvolgendo alcuni attori e seminando il caos sul set, disattendendo il mandato dei finanziatori, e poi non succeda niente.
La riconferma di Blessin, senza terzini e con mezza squadra che gli rema contro, è soltanto un pannicello caldo che evaporerà alla prima sconfitta. Quello che serve è curare il cancro, o almeno indivuarlo e rendersi conto che c'è.
Quello che serve è ripristinare una catena di comando chiara e univoca nel solco delle direttive generali dei 777 e coerente con il progetto abbozzato da Spors.
E va fatto subito.
Poi è relativo se si prosegua con Blessin o si faccia un mercato invernale con un nuovo allenatore.
Anche perché Blessin al momento si trova in un tritacarne terribile. Io dubito che all'improvviso tutti ricomincino a remare nella stessa direzione e con la stessa energia. Ma dubito anche che Blessin abbia la forza di lasciare a terra quelli che battono la fiacca e sabotano la navigazione.
Contro il Cittadella, per coerenza, dovrebbe varare un 3232 esplicativo (Bani Ilsanker Vogliacco; Sturaro Frendrup; Jagiello Portanova Gidmundsson; Yalcin Yeboah), al netto della posizione di Strootman nello spogliatoio. Ma sarebbe una scelta esplosiva, come esplosivi si rivelerebbero i compromessi delle ultime settimane.
Rimane il fatto che tutti ci siamo concentrati sul fastidio del foruncolo invece di concentrarci sugli effetti devastanti del cancro. Serve subito un nuovo repulisti, più convincente della tiratina d'orecchie a Zangrillo. Una purga che cominci dal vertice.