Piticchio
Hanno iniziato dagli sport più fisici come basket e pallavolo. Non interessa se sai giocare; se hai determinate caratteristiche fisiche ti prendo comunque e ti insegno a palleggiare e schiacciare.
Per poi estendere, con le opportune correzioni, il concetto al calcio.
Non facciamoci ingannare da Messi o Neymar, tra l’altro abbondantemente over trenta. La stragrande maggioranza dei calciatori attuali, in particolare nelle squadre più forti, sono prima atleti e poi calciatori e vengono selezionati fin da bambini a prescindere dal talento. Eccezioni a confermare la regola.
Contemporaneamente hanno cambiato i regolamenti a favore degli attaccanti, punendo il gioco duro in tutti gli sport di squadra. Con questi scarponi ed il vecchio metro arbitrale le partite finirebbero tutte senza reti e quelle di pallacanestro sotto i cento punti in totale.
Nelle squadre giovanili professionistiche, una volta guardato il ragazzo, chiedono di vedere i genitori e se li trovano segaglini o peggio più bassi di 185cm lo scartano con una scusa.
Uniamo questa roba qui alla tattica esasperata (Olanda? sembrava l’Italia del Trap) ed al fatto che in strada non gioca più nessuno e il pinzimonio è pronto.
Potremo estendere il concetto al tennis moderno dove i materiali ed il servizio alzano all’inverosimile l’asticella per un ragazzo normo dotato fisicamente ma talentuoso. Se non sparano a centocinquanta l’ora vicino alla riga con la mia blade li passo anch’io se vengono a rete. Con la conseguente scomparsa del serve and volley tanto caro al Gualglione.
Il quale mi scassa giustamente il cazzo da innamorato del tennis colto dalla noia.
In sintesi: per affermare il talento o sei un fenomeno (sempre più complicato scovarli con i culi posati sul divano guardando uno smartphone) oppure ciccia.
Il risultato è quella roba lì mitigata forzatamente dai nuovi regolamenti a favore degli attaccanti. Lo stesso VAR con i rigori a nastro serve a sbloccare le partite e generare un minimo di squilibrio nello scontro tra mezzofondisti palestrati.