Se penso al 25 Aprile non vado fiero di me stesso. Negli ultimi quindici anni ho votato una sola volta, l’ultima, non riconoscendo nell’offerta politica alcunché in grado di rappresentarmi.
Se guardo al mero interesse di breve periodo, alle cose che dicono o intenderebbero fare mi trovo in qualche caso d’accordo con questo o con quello; per rendermi tristemente conto del fallimento delle democrazie occidentali, ridotte a mera facciata rispetto al “governo” reale gestito altrove.
Il “politically correct” imperante in quella che chiamano sinistra, dalla California all’Ucraina, equivale alla narrativa cavalleresca medievale: manto superficiale costruito su conquiste di cinquantanni fa, a loro volta originate dalle lotte per sconfiggere i fascismi, tristemente utile a perpetrare la dittatura militare US e gli interessi dei pochissimi oligarchi del mondo. Indifferenti ormai al fallimento degli Stati, quindi dei popoli, con il solo limite di non mettere a rischio le loro inutili, quanto sfacciate, ricchezze.
Così facendo si regalano argomenti a personaggi, quali Trump, Le Pen, Meloni, Orban, votati e sostenuti in buona fede dalla gente più o meno consapevole di cosa realmente rappresentano.
Non voglio andare oltre ed invito gli amministratori a cancellare questo post, nel caso infranga le regole di chi mi accoglie (grazie sempre): il 25 Aprile mi permetto però di dimenticare, per una sola mezz'ora, i tradimenti perpetrati ai valori e le speranze di chi, i pochi, hanno realmente sacrificato vite e famiglie per prendere i fascisti a calci nel culo.
Al Presidente del Senato della Repubblica, uno per tutti, e a chi li vota, ricordo solo che il suo duce non è stato un governante “che ha fatto tante cose buone”. I fascisti non sono stati poveri cristi traditi da Hitler, costretti a consegnare ebrei, zingari o “politici” ai campi di concentramento:
hanno iniziato ad uccidere da subito, sposato liberamente un’ideologia assurda, promosso una guerra mondiale, rastrellato e trucidato avversari politici, mandato al massacro soldati a migliaia in nome dell’orrore.
Hanno inoltre “collaborato” al massacro di connazionali sulla nostra terra, prostrandosi come inferiori ed umiliandosi come i kapo dei campi di sterminio, tutti fieri e intenti a mostrarsi più crudeli delle SS che, in quel caso giustamente, li disprezzavano.
Non lo dimentico, “onorevoli” come non dimenticherò mai i racconti delle botte prese da mia nonna quando portava con lei i figli, a chiedere dove diavolo si trovasse mio nonno deportato. Della voglia di buttarsi nel dirupo; con loro a piangere, supplicandola di non farlo.
Almeno oggi fatemelo ricordare e canto:
Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir.
A conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir.
Ogni contrada è patria del ribelle, ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle, forte il cuor e il braccio nel colpir.
Nella notte lo guidano le stelle, forte il cuor e il braccio nel colpir.
Se ci coglie la crudele morte, dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile e traditor.
Ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile e traditor.
Cessa il vento, calma è la bufera, torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera; vittoriosi, al fin liberi siam!
Sventolando la rossa sua bandiera; vittoriosi, al fin liberi siam!