Se prendi la squadra femminile più forte del mondo e la fai giocare contro una squadra di Promozione maschile finisce 7 o 8 a 0 per i maschi.
Ma questa cosa non vale un po’ per tutti gli sport, dal nuoto alle arti marziali fino all’equitazione? Forse possiamo escludere il curling e il nobile bridge.
Se metti a gareggiare due maschi, la forza bruta non è tutto: è soltanto uno dei fattori che incidono sulla prestazione.
Se invece il maschio sfida la femmina, la differenza è talmente netta da rendere irrilevante ogni altro aspetto e ogni abilità della femmina, sia essa tecnica o tattica, di intelligenza o talento, di astuzia o motivazione.
Condivido invece le riserve sulle dimensioni. Non capisco perché non si decidono a ridurre le misure del campo e delle porte. Fatto questo, non vedo perché il calcio femminile non possa offrire belle partite e gesti tecnici apprezzabili (anche senza aspirare a tutto il contorno del calcio maschile, che per quanto scadente possa diventare, specie in Italia, credo manterrà ancora per generazioni il suo ruolo di rito e fenomeno sociale).
Per me, se il movimento del calcio femminile cresce, è un bene. Se cresce in maniera cavalleresca, senza il contrabbando di titoli sportivi e senza altre scorciatoie, ancor meglio.