Mister No
Il Genoa la vince in battaglia dopo essere sopravvissuto a un primo tempo nel quale Vanoli mette nel sacco Gila, dominando il centrocampo e spingendo sulla nostra fascia destra, dove Aramu (che loro conoscono bene) non dava nessuna copertura. Poteva essere 0-3, ma si riesce finalmente ad arrivare all'intervallo sullo 0-0. Gila corregge quel che può, passando alla difesa a 3 e mettendo in campo Sabelli al posta di Hefti. Il disegno del Venezia viene imbrigliato, ma la squadra veneta continua ad essere pericolosa. Tutti gli spazi sembrano intasati, anche dopo l'ingresso di Coda e di Yalcin e l'uscita di Aramu, che porta sulla schiena il numero 10 che fu di Pelé e di Melegoni (interrogazione alla Camera necessaria). Nel finale il Genoa la mette sulla battaglia, tirando fuori i coglioni. Dragusin indovina un cross per Yalcin, che corregge verso la porta, dove arriva Coda, che a due metri dalla porta non sbaglia. Reazione furiosa del Venezia e finale di botte da orbi, dove vediamo qualche strega passare, ma ce la caviamo.
Credo che la strada della restaurazione, dopo questo secondo tempo, sia tracciata. Controllo degli avversari e attesa dell'occasione buona, se capita. Il catechismo della Grande Squadra come è stato accreditato dal missionari juventini in tanti anni di speculazione vincente.
Stendiamo un velo pietoso sul primo tempo, dove quasi nessuno dei nostri ci ha capito una cippa. Quando la squadra si è riequilibrata, tutti sufficienti nel clima di lotta, a parte Aramu. Menzione speciale per Dragusin, mentre Gudmund porpiro non riesce a fare un appoggio di prima e dettare lo scambio e continua invece a zampettare in dribbling a 60 metri dall'area, dove non serve davvero.
Il gioco è un opcional. Cominciamo questo secondo campionato mirando alla classifica e con un'impostazione che mira a non subire gol. A rischiare saranno quelle che devono rimontare. A me non piace, ma non sono io che voglio subito ad ogni costo la promozione in A.