Paa, andiamo?
Sono le undici e un quarto di giovedì dodici gennaio e Nicolò mi ricorda che dobbiamo andare a Roma a vedere il Genoa.
Il dodici gennaio è anche, anzi è soprattutto, il compleanno di mia moglie ma Barbara ci ha dato il permesso di andare.
Dunque eravamo a: paa, andiamo? Un attimo che finisco il panino, Nicolò.
Tempo cinque minuti siamo nella sua auto che , a differenza della mia, è ordinata e pulita e in perfetto stato.
Breve sosta dal benzinaio e imbocchiamo l'autostrada a Bolzaneto in direzione sud.
L'appuntamento è al casello di Massa per le 14.00 con i genoani apuani e altri da Genova.
Noi alle 13.15 siamo già lì e ovviamente non c'è nessuno.
Nicolò inizia a mandare messaggi a 360° e, dopo un bel giro d'orizzonte, lasciamo Massa e dirigiamo verso l'autogrill di Versilia dove sono fermi due pullman. Li raggiungiamo e ci accodiamo a loro.
Durante il tragitto se ne aggiungono altri e nelle diverse soste conosco un po' di amici suoi.
Subito, la mia reazione è: belin che sconvolti ma poi, traslo tutto all'indietro di , ahimè, quaranta e passa anni e mi rendo conto che a parte la diversa tecnologia, l'abbigliamento e termini a me quasi sconosciuti le differenze non sono poi così enormi.
Parliamo un po' di tutto e si stabilisce una bella sintonia.
Quando il discorso entra nell'ambito ragazze, per non imbarazzarli, mi allontano e messaggio a mia moglie che va tutto bene.
Si riparte e, finalmente, arriviamo a Roma Nord poco prima delle 19.00.
Dopo il casello, troviamo dei minivan fermi e un discreto numero di mezzi e uomini della Polizia.
Ci fermiamo anche noi, i pullman e tante altre auto che piano piano, arrivano.
Soliti controlli e poi, su ordine della polizia, formiamo una carovana con pullman avanti, minivan e auto a seguire; polizia in testa e in coda.
Entriamo nel caos del traffico capitolino e, puntualmente, non si capisce bene perché, la carovana si spezza in due e noi finiamo proprio dietro la curva sud dell'olimpico.
La confusione è impressionante, nella strada è un pullulare di gente, auto e scooter. Ognuno fa quello che gli pare, nonostante ci sia pieno di polizia e vigili urbani.
Dopo aver sbagliato bivio due volte, arriviamo finalmente al parcheggio ospiti; sono le 20.50.
Un tornello solo funzionante, dodicimila controlli di biglietto ai documenti e alla persona.
Una poliziotta che ricordava lontane martelliste della Germania Est, mi controlla persino le calze.
Entriamo in curva e lo spettacolo è impressionante: escluso il settore vicino al nostro, lo stadio è pieno.
Squadre in campo, inno della Roma cantato dai 50.000 e nella mia testa affiorano paragoni con le Termopili ... Nicolò sventola la bandiera di Valleregia e il suo sguardo è fisso sul campo.
Fischio d'inizio e, dopo l'urlo giallorosso, con mio stupore sento solo, nitidamente, i 500 rossoblù.
Il tifo è incessante, cantiamo tutti: ragazzi, vecchi, donne e ragazzini e, più lo facciamo, più il volume aumenta.
La partita prosegue con un lieve predominio romanista ma non soffro più di tanto, mi sento tranquillo.
Ogni tanto osservo Nicolò che non smette un secondo di sventolare e di avere gli occhi a fessura, gli occhi da rugbysta, gli occhi di chi ha giocato in mischia.
Nell'intervallo viene da me, parliamo e lo vedo teso ma al contempo, sereno.
Secondo tempo, alla rete della Roma segue il loro boato e alcuni cori che però si affievoliscono e noi riprendiamo i nostri fino alla fine.
Fischio finale, e in cinque minuti l'olimpico si svuota, qualche buontempone ci lancia delle bottiglie dalla tribuna ma nessuno reagisce.
A mezzanotte e sette minuti siamo in auto e alle 4 e 30, con due soste, siamo a Valleregia.
Ma la cosa più bella di tutte è il viaggio di ritorno: parliamo di ogni cosa, ci apriamo come ogni tanto ci accade e, con un po' di "orgoglio" rivedo in lui tanto me alla sua età.
Non vuole cambio alla guida e io dopo due volte non insisto, mi rendo conto che è il suo modo di farmi capire che è adulto, capace e affidabile.
Viaggiare di notte ha un fascino particolare e, grazie a Nicolò, ho rivissuto i tempi di quando navigavo ...
Alla prossima "omin"
Piero